martedì 13 marzo 2012

Pamela Greggio e Giorgia Silotto-Interview

sono luoghi che sembrano fatti apposta per far nascere storie di amicizia, di gioia e di lacrime: cose che potrebbero trovare posto ovunque, ma che non sarebbero mai accadute se non dentro quelle quattro mura. Uno di questi luoghi è la palestra in cui le atlete che indossano la maglia di San Donà imparano a giocare a pallavolo, e imparando i fondamentali imparano anche la fondamentale regola della condivisione: la fatica, gli obiettivi, le sconfitte, le vittorie... tutto si sopporta, si insegue, si sogna, si vive insieme. Tante sono le storie che avremmo potuto raccontare, ambientate qui: tra queste, c'è anche quella di Pamela e Giorgia, le due centrali che hanno portato l'Under 14 alla vittoria delle finali nazionali nel 2011, senza concedere nemmeno un set alle avversarie incontrate. Un'impresa straordinaria, che merita di essere celebrata, e raccontata non soltanto per il suo valore sportivo, ma anche per tutta quella umanità che sta dietro e dentro ad un gruppo di ragazze che sacrifica molto per cercare di realizzare questo sogno tricolore. Non avrebbero potuto incontrarsi altrove, Giorgia e Pamela: la prima, mestrina di nascita, ha conosciuto la pallavolo abbastanza presto, vestendo prima la maglia della Marcon, e poi della Ania, prima di essere "ingaggiata" dal Volley Pool Piave di San Donà. In qualche modo, il salto di qualità era nelle sue corde: "Ho legato subito con la società, mi sono trovata subito bene con il loro modo di fare e di interpretare la pallavolo... anche per questo credo di aver ottenuto buoni risultati"; a seconda, Pamela, nasce in Brasile, e arriva in Italia quando è ancora una bimba, a 5 anni: il padre, partito tempo prima per trovare fortuna nel nostro Paese, aveva aperto una pizzeria, e questo gli aveva permesso di trovare una casa e riunire la sua famiglia. Dal caldo latino del Paese verde oro, alla pianura umida e spesso nebbiosa della provincia veneziana... un cambiamento che resta impresso in una bimba già abbastanza grande da ricordare, ma non abbastanza da capire i "perché": "Ancora mi mancano il sole, il calore, il divertimento del Brasile: là è sempre festa! Quando sono arrivata in Italia ancora non sapevo parlare l'italiano, ovviamente: il dizionario, la scuola e la Tv mi hanno aiutato molto", e adesso Pamela come capita spesso agli stranieri non solo conosce l'italiano perfettamente, ma ha anche uno spiccato accento, veneto, in questo caso. Il merito, sicuramente, è anche del volley: in TV c'è anche la pallavolo, che sia Pamela sia il suo papà seguono molto ("sono tifosa della Yamamay, Giulia Pisani è la giocatrice in cui mi identifico di più", probabilmente perché ha realizzato quello che per Pamela, e per le giovani come lei che della pallavolo hanno fatto più di un passatempo, è IL sogno...), ma è soprattutto l'altezza della ragazza a far dire ad un amico di famiglia: tu dovresti giocare a pallavolo! E così, la prima società che Pamela incontra, soltanto due anni fa, è la Pallavolo Meduna: Teresa, l'allenatrice, la prende sotto la sua ala, e in questi due anni, la giovane impara l'ABC del volley. Durante un'amichevole contro San Donà, la società chiede di lei, e nonostante le resistenze di Pamela, è proprio Teresa che la convince ad andare: "Voglio così bene a Teresa che non mi sarei mai separata da lei, per me è una persona molto importante. Ma lei stessa ha spiegato a me e alla mia famiglia quanto potesse importante rispondere alla chiamata di San Donà, un'occasione da non perdere! Così mi sono convinta, e sono andata...". Giorgia, era già lì da qualche anno, e già da qualche anno era costretta a passare molto del suo tempo libero sui mezzi pubblici, treni o autobus, per raggiungere la scuola prima e la palestra poi... "Sono una persona piuttosto socievole fuori dal campo, mi piace stare con gli amici, fare delle cose con loro... ma la pallavolo mi ha portato via molto, e con pochi sono riuscita a mantenere i legami che avrei potuto avere senza giocare a pallavolo. Così, quando sono in treno, o sull'autobus, non mi isolo con le cuffie, o non mi metto a studiare, se proprio non è necessario: non faccio altro che chiacchierare, raccontare, ed i racconti delle persone che altrimenti non potrei vedere e ascoltare. D'altra parte, della pallavolo mi ha colpito proprio il fatto di poter legare molto con le
persone: e facile costruire rapporti quando giorno dopo giorno ci si allena insieme, e si condivide qualcosa di importante. E' più facile che nascano amicizie vere... poi in campo la mia solarità viene assorbita dalla concentrazione, e mi tengo tutto dentro... ma pian pian imparerò anche ad esultare e far venir fuori la vera Giorgia". Rispetto a Pamela, Giorgia sa già bene cosa significhi giocare a pallavolo, ha già delle solide basi, tanto che ancora oggi ricopre due ruoli in tre campionati: "In Under 16 gioco come centrale, in Under 18 e serie D gioco come centrale o banda: il primo ruolo mi piace perché solitamente, anche se non si ricevono molti palloni, le alzate che ricevo sono sempre una buona occasione per fare punto, è gratificante. Giocare in banda d'altra parte mi permette di migliorare le mie prestazioni in ricezione"; Pamela invece, quando arriva a San Donà, scopre quanto può essere faticoso e intenso giocare a pallavolo: "Quando sono arrivata qui, non sapevo praticamente nemmeno fare il bagher!"... Entrambe, con i loro diversi percorsi, devono molto, a loro stesso dire, all'allenatore che le ha portate alla vittoria, Paolo Silvestrini, un riferimento in comune che contribuirà ancora di più ad unire le due ragazze: grazie a lui Pamela trova una sua identità in campo come centrale, ed entrambe diventano parte integrante di quel
gruppo che realizzerà l'impresa della vittoria in campionato, un punto di svolta nella carriera di entrambe. "L'anno scorso è stato un anno importantissimo per il mio percorso nella pallavolo, dice Giorgia, perché nella settimana in cui abbiamo giocato le partite delle finali nazionali ho capito cosa volesse dire avere grinta ed essere squadra: è stato grazie a tutte se siamo arrivate a vincere, perché tutte abbiamo creduto veramente nella vittoria". "La sera - racconta Pamela - ci trovavamo ance fino a tardi per parlare e prepararci... c'è stato molto dialogo, e in campo si vedeva: ci incitavamo a vicenda, si vedeva proprio che volevamo vincere. Le gare più difficili sono state quelle contro Chieri e contro Roma, anche se non abbiamo concesso un set è stato comunque molto impegnativo!". "Io ricordo invece tutta la finale, punto per punto: ma soprattutto il momento in cui ci siamo ritrovate tutte tesissime ad aspettare che la gara iniziasse... è stato bellissimo, perché abbiamo capito che potevamo concludere quello che avevamo iniziato e abbiamo fatto una partita perfetta, alla fine anche il nostro allenatore era contento di noi". Ora la squadra è affidata a Cristina D'Avanzo, che Pamela e Giorgia non dimenticano di citare perché anche lei capace di alimentare quella passione che ha unito questo fantastico gruppo: ora le due ragazze sono inseparabili, ma non è stato sempre così... "Inizialmente non avevo legato molto con Giorgia: lei frequentava di più altre persone,e non avevamo avuto la possibilità di conoscerci bene... adesso per me è come una sorella, non ci separeremmo mai!". "In realtà abitiamo distanti - precisa Giorgia - e non abbiamo la possibilità di frequentarci al di fuori della
palestra, che comunque occupa gran parte delle nostre giornate. Credo che la nostra amicizia sia nata anche perché grazie alla pallavolo abbiamo vissuto momenti unici, che si vivono credo solo nel giovanile: però oltre a questo credo che rimarremmo amiche anche fuori dal campo, per il piacere che abbiamo di raccontarci a vicenda le cose che ci succedono... anche per me Pamela è più di un'amica, è come una sorella. Il suo sorriso mi contagia e mi ricorda che anche in palestra posso essere la persona estroversa che sono fuori dal campo". Entrambe, condividono lo stesso
sogno: quello di vestire un giorno la maglia di una squadra importante e di calcare i campi della serie A. Un sogno per cui sono disposte a grandi sacrifici, e accanto al quale stanno comunque costruendo ciascuna la sua strada (Giorgia studia Grafica Pubblicitaria, Pamela Servizi Commerciali) due strade per due vite che avrebbero potuto essere parallele, ma che hanno trovato tra quattro mura costruite attorno ad campo da pallavolo il loro punto di incontro. Servizio: Martina Ricca Fotografie: Giuliano Gorghetto Per il Sito WWW.PALLAVOLIAMO.IT