venerdì 31 maggio 2013

Denominaçoes Evangélicas de Rio Preto - 153

153-Igreja Evangélica LUTERANA LIVRE
R. Auriflama 3379-Eldorado- Rio Preto
Faço notar que nao é a "Ig. Ev. Luterana" (Denominaçoes Evangélicas de Rio Preto-4),é uma igreja independente desta ultima pois em seu SITE oficial està escrito o que segue; 
Com a imigração de colonos escandinavos à América do Norte no século XIX foi enviado pastores luteranos das igrejas estatais para atenderam às necessidades religiosas. Por causa da influência Pietista e a liberdade religiosa da América houve movimento por parte de alguns para organizar uma Igreja Luterana que incorporasse os princípios do Pietismo tais como: a participação ativa dos leigos, o estudo da Bíblia, evangelismo e a vida separada das coisas mundanas. Sob a orientação dos professores George Sverdrup e Sven Oftedal do Seminário de Augsburgo em Minneapolis, E.U.A. formulou-se "O Princípios Fundamentais de uma Igreja Luterana Livre" em 12 de junho de 1897, iniciando oficialmente esta denominação. A palavra "livre" foi usada para indicar que cada congregação era independente, mesmo trabalhando juntos numa associação religiosa. 

Através do zelo evangelístico e visão missionária desses fundadores a Igreja Luterana Livre cresceu contando no início de 1950 com quase 400 igrejas nos Estados Unidos, Canadá, China e Madagascar, além de vários hospitais e colégios. Porém, a partir de 1955 houve um movimento por parte de alguns para uniram-se com outra denominação luterana formando assim uma igreja maior. Esta idéia foi combatida por várias razões: 

1) estas denominações pertenciam ao Conselho Mundial das Igrejas que incluia grupos que não podiam ser considerados evangélicos;
2) a teologia da nova igreja não refletia os princípios do Pietismo nem uma interpretação conservadora da Palavra de Deus; 
3) a liberdade e autonomia das igrejas locais seria perdido na união; 
4) e a forma do culto simples seria comprometido ao unirem com um grupo que enfatizava um culto mais litúrgico.

giovedì 30 maggio 2013

Denominaçoes Evangélicas de Rio Preto - 152

152 - Comd. Vale da Bençao. Na Gal. Glicério 2100 na Maceno
Nao confundir com "Campo da Bençao 145"

Denominaçoes Evangélicas de Rio Preto - 151

151 - Igreja Evangélica Pentecostal GILEADE no Sao Deocliciano em Rio Preto.
A 20 mts. tem a 'ASSEMBLEIA'

mercoledì 29 maggio 2013

Denominaçoes Evangélicas de Rio Preto - 150

150 - Ig. Bat. BOAS NOVAS no Jd. Cidade Nova. Incrivel mas ja estamos em 150 denominaçoes diferentes em Sao Josè do Rio Preto,como diz o marcador; "A gosto do consumidor" .

Denominaçoes Evangélicas de Rio Preto - 149

149 - Igreja MARANATA na Boa Vista.

Denominaçoes Evangélicas de Rio Preto - 148

148 - Igreja Nova Dimençao. Outra no Jaguaré + uma em Rio Preto.

Denominaçoes Evangélicas de Rio Preto - 147

147 - Igreja Pentecostal NOVA VIDA EM JESUS no Jd. Jaguaré.

martedì 28 maggio 2013

Denominaçoes Evangélicas de Rio Preto - 146

146 - Igreja Evangélica Assembléia Jardim deDeus. Jd. Jaguaré-SJ Rio Preto SP

Denominaçoes Evangélicas de Rio Preto - 145

145 - Missao Evangélica Campo da Bençao. no Residelcial Garcia

Denominaçoes Evangélicas de Rio Preto - 144

144 - Igreja Evangélica DEPENDENTE DE DEUS. Sao José do Rio Preto SP
Obs. Foto de 1-2018

domenica 26 maggio 2013

Denominaçoes Evangélicas de Rio Preto - 143

143 - Igreja Evangélica Crista Restaurada no bairro Eldorado 

lunedì 20 maggio 2013

Denominaçoes Evangélicas de Rio Preto - 142

142 - Ig. Pent. Deus é Fiél Arca da Aliança, éssa é no Maria Lucia em Rio Preto.

Denominaçoes Evangélicas de Rio Preto - 141

141 - Ig. Pent. MOVER DO ESPIRITO SANTO no bairro Solo Sagrado em Sao José do Rio Preto SP

Denominaçoes Evangélicas de Rio Preto - 140

140 - Igreja Pentecostal Em Busca do Senhor Jesus
Se nota que em  "Denominaçoes Evangélicas de Rio Preto 136" era uma outra igreja.
Nesta minha visita a Rio Preto aproveitei pra tirar algumas fotos que postarei aqui.
Jà estamos em 140.

Paisagem

                                                  Belissimo quadro ao estilo Alexandre Heider
                                                           parabéns Douglas pela obra!

Botões


San Donà campione regionale Under16 Femminile

Finale Regionale Under16 Femminile: San Dona' si prende rivincita e titolo
CASTEFRANCO VENETO - E' del Service Med Imoco Volley San Donà il titolo 2012/2013 Under16 Femminile. La formazione veneziana, trascinata da Chiara De Bortoli (top scorer della serata con 33 punti), si è laureata campione regionale superando per 3-2 al termine di un match infinito il Brunopremi.com Bassano nella finale giocata nel Palazzetto dello Sport di Castelfranco Veneto, e vendicando così il ko dell'anno scorso, poi sfociato con lo scudetto bassanese; scudetto che la banda di Kamelia Arsenov, sconfitta nonostante una Giulia Calamai da 22 punti, dovrà difendere dal 30 maggio al 2 giugno in quel di Chioggia, sede delle finali nazionali, alle quali parteciperà ovviamente anche il Service Med, uscito vincitore da una battaglia semplicemente epica.
I SET - C'è la diagonale Carraro - Lamartina a comandare il gioco di Davanzo, che sceglie Masiero e De Bortoli alla mano, Cibin e Cesario Greggio posti 3 e Guerrato libero. Arsenov ha le idee chiare: Veronica Zanon - Dissegna diagonale offensiva, Comunello e Sgarbossa schiacciatrici-ricevitrici con Bresolin e Calamai al centro a sfruttare le ricezioni del libero Scanavacca. I primi scambi sono semplicemente pazzeschi, sintomo della grandissima voglia delle due squadre di portare a casa il titolo. Sgarbossa inizia a martellare nonostante il buon muro veneziano, imitata dall'altra parte da De Bortoli; il ritmo è incalzante e le giocate qualitativamente eccellenti: a Lamartina risponde Bresolin, ma è soprattutto la fretta a giocare le carte peggiori di un mazzo biancoblu ottimo. Lo capisce Davanzo, che sull'attacco forzato e out di De Bortoli (8-11) chiama il primo time out, venendo premiata con l'ace di Cesario Greggio per l'11 patta. San Donà torna più lucida in campo anche dopo il sorpasso e seguente chiacchierata di Arsenov, inaugurando un punto a punto che, vivendo anche di qualche errore, sfocia nel break decisivo a partire dal 15-15: Masiero graffia la parallela, Lamartina il muro bassanese, entrambe trovando fortuna; quella che non ha Sgarbossa, per due volte fermata dal nastro in attacco plasmando il 20-16 con cui si apre l'ultimo rettilineo. Il Service Med tocca il +6, ma proprio lì le leonesse ruggiscono fino al 23-21, che spaventa sì le lagunari, ma non Cesario Greggio, che in primo tempo procura 3 set ball. Il primo lo annulla Comunello, il secondo lo trasforma Carraro, che sfrutta un errore in ricostruzione delle giallorosse per mettere giù il 25-22 finale.                                                      
 II SET - Quello che era stato il tallone d'Achille di Bassano nel set precedente, la ricezione, si dimostra croce anche al rientro in campo per Comunello e compagne. 4-0 subito con il fortunoso ace di Masiero aiutato dal nastro, per una forbice che si apre ancora sulla ricezione fallosa di Sgarbossa nel turno dai 9 metri di Cesario Greggio. Bassano si risveglia dall'incubo sul 9-2, in un rovo di spine che per le venezine è in realtà un comodo cuscino; Calamai e Dissegna provano a suonare la carica ricucendo fino al -4, ma a fare la differenza è un momento di appannamento dell'Imoco: cadono tre palloni sanguinosi e sul 12-10 Davanzo decide di parlarci su, senza però trovare le risposte sperate: la parità giunge al 12, ma invece di cavalcare l'onda, Bassano si ferma, dando ossigeno alla ripresa biancoblu. Dal 13-13 al 16-13; dal 16-15 al 18-15, in un'altalena infinita di punteggio e palpitazioni. De Bortoli si carica le compagne sulle spalle e firma tre punti pesantissimi (saranno 9 a fine periodo) compreso l'ace del 20-17 che scalda la volata; il Brunopremi torna a -1 con Calamai e col muro di Zanon, Masiero bombarda la palla dei due set point, anestetizzati da capitan Comunello; servono i vantaggi e la spunta, in un finale di pathos puro, Bassano, premiata da un regalo avversario nella gestione di una freeball, e in definitiva da Sgarbossa, che incenerisce la parallela per il 25-27 conclusivo.
III SET - Si riparte da zero, ma con un Bassano galvanizzato e con un San Donà interrogato sui perché di un parziale perso dal +7. Eppure il vento continua a cambiare, facendo del match una traversata a vista; gli unici fari sono De Bortoli e Sgarbossa, con Bassano che tiene la testa avanti grazie a Calamai (6-8), abile a giocare di fioretto per l'8-9. Le ragazze di Davanzo concedono qualcosina dai 9 metri e vedono salire il livello della difesa avversaria, ma trovano proprio al servizio il punto del sorpasso, con l'ace di Masiero sinonimo di 12-11. Impossibile trovare una logica all'elastico del punteggio; molto più semplice ammirare la palletta di De Bortoli per il 14 pari o la pazienza con cui le vicentine si costruiscono il +5 grazie all'ace di Tartaglia. O la pipe ancora di De Bortoli che, tradotta nel 17-20, convince Arsenov all'interruzione; dalla quale riparte ancora col piede giusto Cesario Greggio, ma anche Calamai, chiamata in fast per il 18-21. San Donà non molla ribattendo colpo su colpo, ma trova proprio nella centrale di Arsenov il muro che blocca la seconda linea di De Bortoli; che si rifà in diagonale (21-22), ma che nulla può contro il block eretto anche da Tartaglia, sinonimo di tre palle set. La prima se ne va sempre grazie alla capitana lagunare; la seconda è quella buona, perché l'omologa Comunello mette giù l'unico, pesantissimo punto del proprio terzo set col mani fuori del 22-25.

IV SET - L'ultima chance sandonatese è un quarto periodo alla morte, concetto espresso in modo chiaro e inconfutabile dall'azione che porta al 3-2 di De Bortoli, autentica figura della partita con 33 punti complessivi. Bassano però inizia a sentire profumo di vittoria, profumo di cui è inebriato il triplo muro di Calamai per il 6-9 su cui le giallorosse costruiscono la propria partenza. Si gioca di fino, si gioca d'intelligenza e anche un po' di gestione delle energie, sia fisiche che mentali; quelle che sembra non avere più il Service Med, affondato al -5 dall'ace dell'onnipresente Calamai, e aggrappato alla vena di Chiara De Bortoli: suo il mani fuori del 12-13, reso effimero dalla coppia Sgarbossa - Dissegna. Che è la stessa che riporta la parità a 16 con un errore a testa, prima che Calamai faccia il bello e il cattivo tempo: muro e primo tempo per il 16-18, block subito da Cesario Greggio per la parità a 19 che stappa l'ultima bottiglia: resa frizzante da Masiero, De Bortoli e Carraro (23-20), dalla palla recuperata da Guerrato dall'altra parte del campo, dall'attacco di Comunello per il 23-22. Il finale è da apnea: ancora Masiero regala due tie break point a San Donà, messi a frutto da De Bortoli con la schiacciata del 25-22 che siginifica quinto set.
V SET - Il volley è crudele perché qualcuno deve perdere a prescindere dai meriti e dallo spettacolo: Service Med Imoco Volley San Dona e Brunopremi.com Bassano danno il là all'ultimo chilometro della maratona di Castelfranco con il confronto a distanza fra i capitani De Bortoli e Comunello: tutto loro il 2-2 di partenza, prologo di un quinto set esaltante. Le veneziane prima subiscono Dissegna, poi ribaltano sul 6-5 grazie ad un errore di gioco giallorosso, e al cambio campo sono avanti di uno col block in di Masiero. Si va di punto a punto, si va verso una conclusione epica: Calamai griffa l'ace dell'8-10, Comunello la diagonale stretta del 9-12 che mette San Donà alle corde. Davanzo ci parla su: attacco e battuta vincenti di Cesario Greggio e la parallela di De Bortoli (12-13). Il finale è un soffio: muro di Carraro, ace di Greggio e match ball San Donà. Comunello annulla ed è 14-14 al termine di un'azione sensazionale; Cibin mura ed è secondo match point: quello buono, perché la palla cade in azione concitata dopo la battuta "slash" di Carraro e possibile tocco del muro biancoblu. Finisce 16-14, finisce con San Donà campione regionale.


                              Dal sito www.fipavveneto.net

venerdì 10 maggio 2013

MANET A VENEZIA


Manet. Ritorno a Venezia è il titolo della mostra che la Fondazione Musei Civici di Venezia ospiterà dal 24 aprile al 18 agosto 2013 nelle monumentali sale di Palazzo Ducale: un’esposizione di un’ottantina circa tra dipinti, disegni e incisioni, progettata con la collaborazione speciale del Musée D’Orsay di Parigi, l’istituzione che conserva il maggior numero di capolavori di questo straordinario pittore.
La mostra nasce dalla necessità di un approfondimento critico sui modelli culturali che ispirarono il giovane Manet negli anni del suo precoce avvio alla pittura. Questi modelli, fino ad oggi quasi esclusivamente riferiti all’influenza della pittura spagnola sulla sua arte, furono diversamente assai vicini alla pittura italiana del Rinascimento, come dimostrerà l’esposizione veneziana nella quale il pubblico potrà ammirare, accanto ai suoi capolavori, alcune eccezionali opere ispirate ai grandi tableaux della pittura veneziana cinquecentesca, da Tiziano a Tintoretto a Lotto in particolare. Come è ben noto, gli studi su Manet, il grande precursore dell’Impressionismo, si sono per lungo tempo concentrati sull’idea di una sua diretta discendenza dall’opera pittorica di Velázquez e di Goya, vedendo proprio nell’ispanismo non solo l’unica fonte della sua modernità, ma anche la ragione e lo stimolo per il suo rifuggire dai “ritorni” alla tradizione accademica. Un approccio per così dire progressista, che non tiene però conto della passione di Manet per l’arte italiana della Rinascenza, che fu una fascinazione e un legame davvero intenso, di cui darà piena dimostrazione l’esposizione veneziana, che metterà finalmente in luce il suo rapporto stringente con l’Italia e la città lagunare.
Se Le Déjeuner sur l’herbe e l’Olympia (1863) sono chiaramente variazioni da Tiziano e due splendide testimonianze della relazione di Manet con l’arte italiana, ancora molti sono gli esempi della profonda conoscenza dell’eredità di Venezia, Firenze e Roma, da parte del grande pittore, che la mostra saprà svelare. L’itinerario dell’esposizione, che percorre, attraverso grandi capolavori come Le fifre (1866), La lecture (1865-73), Le balcon (1869), Portrait de Mallarmé (1876 ca.), tutta la sua vita artistica, si apre con una serie di libere interpretazioni di antichi dipinti, affreschi e sculture che Manet vide durante i suoi due primi viaggi in Italia, nel 1853 e nel 1857. Immediata risplende l’influenza veneziana, inseparabile dall’audacia con la quale il pittore sonda le istanze contemporanee e si defila dalle convenzioni accademiche. L’Italia del resto non è assente neppure nei dipinti di Manet più legati alla Spagna: la sua pittura religiosa si nutre tanto di Tiziano e Andrea del Sarto quanto di El Greco e Velázquez. Le sue silenti nature morte, dietro alla fedeltà alle formule olandesi, riservano molte sorprese che non solo rimandano alla tradizione nordica, ma sembrano anche ispirarsi a un vigore cromatico e costruttivo tutto italiano. Quando il pittore si avvicina definitivamente alla “moderna” Parigi, la sua pittura non tralascia la memoria italiana, ma ne resta intrisa di ricordi. Le tele di Lotto e di Carpaccio, pensiamo alle Due dame veneziane affiancate in mostra a Le Balcon, racconteranno di questi legami ai visitatori.                         Il 1874, anno della I° Esposizione dei Pittori Impressionisti, è anche quello del suo terzo viaggio in Italia, dove ritrova anche la città amata da Turner e Byron, che immortala in due piccole tele, raffiguranti il Canal Grande. È quasi un incrociarsi con l’atmosfera già modernissima dell’ultimo Guardi. In questi due piccoli ma magistrali dipinti, che fungeranno da modello per molta pittura veneziana allo scorcio del XIX secolo, l’aria è così trasparente da far cantare le tonalità dei blu e dei bianchi della sua tavolozza come non mai. E anche nel suo celebre Bal masqué à l’Opéra (ora a Washington), rifiutato quell’anno dai giurati del Salon parigino, risuonano le musiche degli amori mascherati e del gioco ambiguo dell’identità, che sicuramente ha conosciuto attraverso l’opera del veneziano Pietro Longhi. Il terzo momento italiano della sua carriera parla delle ultime esperienze di un artista, che la morte stronca a soli 51 anni (1883). L’ultimo Manet, diviso tra l’esaltazione dei parigini à la page e la svolta repubblicana del 1879, fa gioire la pittura e infiammerà il Salon.
Curata da Stéphane Guégan, con la direzione scientifica di Guy Cogeval e Gabriella Belli, la mostra si propone come un autentico evento: mai la pittura di Manet è stata presentata in maniera così significativa in Italia, e mai è stato affrontato sul piano critico un aspetto così peculiare della sua arte. Il progetto è reso possibile grazie non solo ai prestiti eccezionali del Musée d’Orsay ma anche di tantealtre istituzioni internazionali, come il Metropolitan Museum di New York, la Bibliothèque Nationale de France, il Courtauld Institute di Londra, The Museum of Fine Arts di Boston, The National Gallery di Washington, l’Art Institute di Chicago, il Musée des Beaux-arts di Digione, il Musée di Grenoble, il Musée des Beaux-arts di Budapest, lo Städel Museum di Francoforte, che hanno aderito all’evento insieme a numerosi collezionisti privati.                                                        
Per maggiori informazioni: www.mostramanet.it